La conclusione di una relazione è considerabile a tutti gli effetti una perdita, in quanto sancisce la fine di un progetto di vita e come tutti i cambiamenti destabilizza fortemente i soggetti coinvolti.
Infatti, il percorso di elaborazione della fine della coppia, rispecchia le fasi del lutto (incredulità/negazione, lotta, disperazione, consapevolezza, accettazione), alle volte può capitare di restare bloccati in una delle fasi ed essere sopraffatti da diversi malesseri: sbalzi di umore, insonnia, perdita dell’appetito, crisi di pianto, senso di affaticamento mentale e confusione, rabbia, rancore, sensi di colpa, depressione, apatia, ecc.
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Implicazioni psicologiche sulla coppia
Le reazioni alla fine di una relazione variano da persona a persona, dipendono dalle cause che hanno determinato la fine della relazione e sono diverse se la decisione è agita, subìta o condivisa.
Quando la decisione di interrompere una relazione non viene condivisa da entrambi i partner, questo causa comunque uno stress notevole nella parte che decide di mettere fine al rapporto, per le persone, infatti, è sempre difficile comunicare cose scomode o dolorose.
In generale le implicazioni psicologiche che ne conseguono sono differenti: possono andare dallo stress e dal nervosismo generale fino a casi più gravi di depressione ed incapacità totale di riprendere il controllo della propria vita. Il soggetto sofferente che subisce la decisione e che non riesce a superare l’evento può avere due tipi di atteggiamento:
- evitante: la persona non vuole affrontare la separazione e cerca un sollievo immediato attraverso l’abuso di cibo, droga, alcol, psicofarmaci e gioco che può sfociare velocemente in dipendenza con conseguente alterazione del tono dell’umore e della percezione della realtà
- distruttivo: la persona si carica di rabbia e rancore verso il partner che ha deciso di mettere fine al rapporto alimentando pensieri ossessivi e vendicativi e tende a ripercorrere ostinatamente tutte le cause che hanno portato alla fine del rapporto, mettendo in secondo piano tutto ciò che lo circonda (lavoro, impegni, amici, salute).
Entrambi gli atteggiamenti non rappresentano un approccio sano ed efficace, in quanto il dolore per essere superato ha bisogno di essere attraversato e gestito senza scorciatoie; è necessario concentrarsi su sé stessi, porsi dei nuovi obiettivi, iniziare un nuovo hobby, e iniziare a frequentare gente nuova.
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Aspetti psicosociali della separazione
La fine di una relazione oltre a causare sofferenza e malessere a livello psicologico ha inevitabilmente anche delle implicazioni più estese nella vita di entrambi i soggetti.
Paul James Bohannan, antropologo americano, nel 1970 individua 6 stadi che la coppia attarversa per elaborare una separazione:
- divorzio emozionale: la relazione viene disinvestita da tutti gli aspetti affettivi e progettuali
- divorzio legale: rappresenta la fase di chiusura dell’intero processo separativo, e coincide con la presa di contatto da parte di uno o entrambi i coniugi con un avvocato
- divorzio economico: riguarda la gestione delle risorse economiche e può rappresentare il pretesto per “fare la guerra” quando c’è ancora un sentimento di rancore alla base
- divorzio comunitario: anche la cerchia sociale subisce delle conseguenze, per l’indebolimento o la rottura di legami di entrambi i coniugi (amici, parenti, colleghi comuni)
- divorzio genitoriale: riguarda l’assunzione di responsabilità nei confronti dei figli soprattutto quando il livello di conflittualità è elevato e non si trova un accordo sull’organizzazione familiare
- divorzio psicologico: si raggiunge quando la persona riesce finalmente a separare sé stessa dalla personalità e dall’influenza del coniuge, riuscendo ad essere emotivamente indipendente.
Si preferisce utilizzare il termine “stadi” e non “fasi” per indicare la dinamicità relazionale presente in ogni passaggio, in quanto si modifica l’individuo, ma anche le relazioni intorno all’individuo, inteso come soggetto all’interno di un sistema dinamico come la famiglia o la comunità.
Secondo Bauman questo processo si conclude positivamente quando la coppia è riuscita ad attraversare e superare tutte le fasi, prendendo coscienza di ciò che ha contribuito al fallimento della loro unione e trovando un proprio equilibrio personale.
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E quando c’è un figlio?
Molto più complicate da gestire sono le situazioni in cui la coppia che decide di separarsi ha dei figli, in questo caso i genitori dovranno essere capaci non solo di gestire bene le dinamiche del confitto di coppia ma anche di trovare le condizioni più opportune per non far vivere al minore la separazione come un trauma.
Nella separazione il dolore dei genitori e dei figli è diverso, per i primi si potrebbe trattare di un fallimento misto a rabbia o delusione, per i figli invece è un attacco alla propria sicurezza emotiva, al bisogno profondo di essere accuditi e di mantenere lo status quo familiare. Infatti, oltre ad un disagio immediato per il dolore di vedere uno dei due genitori (in genere il padre) lasciare casa, il bambino può subire anche un danno più profondo, legato all’inspiegabilità degli eventi nella vita affettiva ed all’incapacità in futuro di instaurare relazioni importanti in serenità.
In questo caso evitare la situazione o renderla meno veritiera di quella che è potrebbe essere controproducente; le ricerche dimostrano che il livello di conflitto tra i genitori produce danni maggiori ai figli della separazione stessa. La strategia ideale da adottare è quella di mantenere una comunicazione trasparente con il bambino e trasmettere l’idea che ogni esperienza umana può comportare delle crisi e che per quanto sofferte si possono affrontare e trovare dei nuovi equilibri che diano maggiore serenità all’intero sistema.
È molto importante inoltre, rassicurare il bambino che sul piano affettivo il rapporto con la mamma ed il papà non subirà delle modifiche, essendo i principali punti di riferimento per lo sviluppo dell’identità sociale ed emotiva dell’adulto che diventerà.
Un fattore importante da considerare è anche l’età del bambino che può determinare una maggiore o minore difficoltà nell’affrontare la separazione.
Ad esempio, i bambini fino ai 5 anni che non hanno ancora a disposizione strategie cognitive e verbali pienamente sviluppate, manifestano il loro disagio diventando più indisciplinati o più aggressivi, ed in alcuni casi possono presentare difficoltà nel gioco, balbuzie, regressioni varie. Nella fase preadolescenziale, invece, dove il bisogno di rispecchiarsi negli altri per riconoscersi è fondamentale, possono manifestarsi comportamenti di accelerazione verso “l’adultità fisica” ed una precoce maturazione psico-emotiva o, al contrario, un rallentamento e blocco degli aspetti evolutivi tipici dell’età.
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La terapia come strumento di aiuto
Nei casi in cui la coppia non riesca a gestire al meglio questa fase delicata può essere utile prevedere un percorso di mediazione familiare per la stesura degli accordi di separazione o ipotizzare in caso di forte sofferenza il supporto di uno psicoterapeuta per loro stessi o per i loro figli.
La mediazione familiare rappresenta un territorio neutrale in cui si cerca di appianare le divergenze fra i coniugi, trovando dei punti di contatto. Il mediatore ha il compito di facilitare la comunicazione attraverso argomenti di comune interesse come il benessere dei figli, la loro educazione e l’organizzazione familiare post separazione.
In ambito clinico, l’approccio sistemico relazionale considera il nucleo familiare come focus di osservazione principale per analizzare i problemi della coppia, del singolo o dell’intero gruppo. Nello specifico, il sistema relazionale è visto come la fonte da cui può maturare il disturbo psichico ma anche come luogo in cui può risolversi; vengono presi in considerazione anche i sottosistemi che si formano tra i diversi membri e a seconda del disagio manifestato verranno coinvolti tutti i componenti della famiglia, solo il sottosistema coppia o il singolo.
Le risposte alla separazione da parte sia dei bambini che degli adulti possono essere molto diverse tra loro, a seconda di come si vive emotivamente la separazione, infatti non esiste un solo tipo di reazione alla separazione come non esiste un solo tipo di separazione.
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