Nella ricerca del benessere psicofisico l’alimentazione gioca un ruolo fondamentale, in quanto è fonte di sensazioni e di stati d’animo molto importanti.
Mens sana in corpore sano
Ciò che mangiamo ha forti influenze sugli stati umorali, così da creare un legame interdisciplinare fra nutrizione e psicologia.
Sarà capitato a tutti di notare come mangiare il nostro piatto preferito al termine di una giornata difficile rappresenti quasi una medicina, un premio consolatorio che riesce a risollevare il nostro umore e farci sentire subito meglio, più felici.
Tutto ciò deriva da una sinergia di fattori, i quali interessano i nostri gusti personali ed i ricordi che affiorano quando mangiamo un determinato alimento.
Così come tutti abbiamo sperimentato la tipica sensazione delle “farfalle nello stomaco” vivendo una situazione stressante o carica di emozioni, che in alcuni casi può causare disturbi gastrointestinali.
Uno sguardo alla letteratura scientifica
Nella letteratura il consumo di cibo e bevande è stato sempre collegato alle oscillazioni del tono dell’umore e quindi a stati di soddisfazione o di malessere psicofisico.
Questa stretta connessione fra cibo ed emozioni trova spiegazione nella teoria, ormai largamente diffusa, che il tratto gastrointestinale ed in particolare l’intestino rappresenti un secondo cervello per il nostro corpo.
A lungo questo organo è stato considerato una struttura periferica deputata a svolgere funzioni marginali, unicamente digestive, mentre in realtà ha un ruolo determinate nello stato psicofisico di ognuno di noi, tanto da influenzare il nostro pensiero in una proporzione addirittura del 90%.
Il termine “secondo cervello” è stato coniato nel 1996 da Michael Gershon; egli ha dimostrato che nell’intestino ha sede il sistema nervoso enterico che condivide molti aspetti con il sistema nervoso centrale, per esempio:
- Presenza di neuroni e neurotrasmettitori
- Produce il 50% della dopamina
- Produce il 50% della serotonina
Avere un livello di serotonina bassa può comportare disturbi dell’umore, accentuare l’ansia e contribuire a stati depressivi, oltre che problemi di natura sessuale e disturbi del sonno
In situazioni critiche vengono prodotte e rilasciate dal nostro sistema nervoso le catecolamine, come adrenalina e noradrenalina, tipici ormoni dello stress, che vanno ad influenzare lo stato dell’intestino, provocando, il più delle volte, sintomi quali: nausea, vomito, crampi, gonfiore, diarrea o stipsi.
Possiamo immaginare un’asse pancia-testa, dove le emozioni rappresentano degli stimoli esterni ed il cibo uno stimolo interno, grazie al quale i due cervelli comunicano fra di loro.
Quindi stress e ansia pesano sull’intestino e ne alterano il funzionamento, in quanto esso non digerisce solo il cibo, ma anche informazioni ed emozioni che arrivano dall’esterno.
Ma è vero anche il contrario: dieta e disordini intestinali sono collegati a variazioni dell’umore.
Si stima che tra l’80 e il 90% della popolazione sia affetta da qualche disturbo intestinale, e ciò si riflette sul lato psichico.
Oltre che con il primo cervello, il secondo cervello è in collegamento con il resto dell’organismo anche attraverso il sistema immunitario.
Lo stress modifica la flora batterica intestinale, ma, allo stesso tempo, i batteri dell’intestino possono avere un effetto sull’asse pancia-testa e possono modulare la motilità, la permeabilità e la sensibilità dei visceri.
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Stress e disturbi alimentari
Il rapporto con il cibo rappresenta un argomento molto presente in psicologia clinica.
Il cibo, come già anticipato, ha un valore compensatorio per la persona, e può rappresentare un premio o una frustrazione.
Situazioni stressanti reiterate nel tempo o cattive abitudine alimentari, se trascurate, possono trasformarsi in seri disturbi che vanno ad inficiare il rapporto della persona con il cibo.
Chi soffre di disturbi alimentari, in molti casi rispecchia un deficit nella capacità di “metabolizzare” le emozioni ed affrontare in moto resiliente gli eventi critici della vita.
Nel caso del disturbo da alimentazione controllata o BED (Binge Eating Disorder), ad esempio, la persona ricorre a frequenti e grandi abbuffate perché travolta da emozioni molto forti, che non riesce a controllare, dove il cibo rappresenta lo strumento per colmare la sensazione di vuoto interiore.
Chi soffre di anoressia, invece, ha una forte distorsione nella visione del proprio corpo, e considera il cibo come qualcosa di cui privarsi per frustarsi da un lato, ed innescare dall’altro, in modo inconscio e gravemente pericoloso, una dimensione rifiutante dall’attaccamento alle figure parentali primarie.
In psicoterapia diventa, dunque, fondamentale affrontare le abitudini alimentari scorrette e analizzare con tecniche differenti i vissuti interiori che stanno alla base di tali disturbi, focalizzandosi sulle emozioni e sui pensieri collegati ai comportamenti messi in atto.
L’intervento immediato ed un approccio integrato risultano cruciali nella cura della psicopatologia, ecco perché, durante il percorso psicoterapeutico, il supporto di un nutrizionista diventa fondamentale per rieducare la persona ad un’alimentazione corretta e ad uno stile di vita sano, per ripristinare l’equilibrio psicofisico ed il benessere generale della persona.
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